martedì 28 aprile 2009

A' rebour

Dopo una lunga ricerca, oserei dire affannosa, straziante, speranzosa, deludente, abbiamo finalmente trovato la casa dei nostri sogni. Non era come qualcuno potrebbe pensare infiocchettata e chiavi in mano. A noi, non piacciono le cose facili.



Ma...

Era dicembre, pioveva da giorni. Appuntamento con una certa Federica dell'Agenzia R. alla Chiesa di Santa Maria. Senza troppe aspettative ci siamo incontrati. La tipa va subito al sodo dicendo che la casa, come chiedavamo, era in campagna e non troppo lontana dalla città, ma aveva due problemi, una servitù di troppo e un confine non tanto chiaro.
Io e Deni ci siamo guardati e in silenzio, abbiamo pensato la stessa cosa, che tra le tante ciofeche viste, una più una meno, non faceva la differenza.
Sei chilometri di curve e buche e poi...una stradina di terra con l'erba in mezzo, il fango e tanta di quella melma che impediva che ci avvicinassimo con la macchina. Ero come ipnotizzata, stordita, in uno stato confusionale: due enormi gelsi come due giganti sovrastavano con i loro rami una piccola casa. Non mi volevo illudere, deni avrebbe sicuramente trovato qualche limite. Stranamente invece lo vedevo con una certa luce negli occhi.
Una signora anziana dall'aspetto mite e un omone dagli occhi lucidi, ci accolgono. La signora si dimostra ardita e lui invece un bambino al quale si sta per togliere un giocattolo.
Da quella mattina di dicembre inizia la nostra vita in questa casa. A gennaio dell'anno successivo nasce Cecilia e a luglio di quattro anni dopo Anita.
Questa casa l'abbiamo voluta a tutti i costi, abbiamo rischiato di non poterne diventare proprietari e di perdere una somma abbastanza consistente, a causa dell'ictus della signora, siamo sopravvissuti ad una burrascosa trattativa con l'Agenzia immobiliare, e per troppo cuore, acquistata con tutte le cose che si possono ammucchiare, per trenta anni, in una seconda casa di campagna. Scatole, scatoline, scatolette, scatoloni pieni di sacchetti di plastica ben piegati, bottiglie, libri, vestiti, legno, ferro, tanto ferro, in lastre, assi e chiodi. Roba, tanta roba. Troppa roba. Bhe! ci sono voluti solo cinque anni per liberarci di tutta la loro roba; ah dimenticavo, per i mobili abbiamo fatto venire amici, conoscenti e tutti coloro che potevano essere interessati, che con macchine e furgoncini si sono portati via tutto quello che gli piaceva. L'ultimo carico è stato smaltito lunedì scorso, con il servizio comunale per i rifiuti ingombranti.
Evviva!

domenica 19 aprile 2009

Chi ben comincia è a metà dell'opera. Ci sarà mai il mio giardino?

Zappare, sradicare, carreggiare terra con la cariola, vangare...


ma quando pianto i bulbi comprati a Masino? e le piante che da cinque anni ammucchio lungo il muro di casa? Chicca sono sogni, bei sogni. Prima bisogna finire i lavori esterni, mia cara!!!


Ma sono una capa tosta e non so stare senza mettere le mani nella terra e allora ho abbattuto a colpi di zappa un bel monte di terra e con la terra in esubero ho riempito il 'vuoto' tra il muretto di tufo e la collinetta con i quattro ulivi, ultimo baluardo di quello che era il primitivo retro della casa. Oh... dopo due giorni di duro lavoro, con l'indispensabile e preziosissimo aiuto di Cecilia, abbiamo piantato i nostri primi bulbi, 17 gladioli, 1 dalia e tre gipsofile. Con mio marito che continuava a dire, è inutile piantare, tanto la collinetta va rimodellata, la 'ruspa' ti porterà via tutto!!
Ho ignorato ogni sua parola e ho continuato senza colpo ferire, tanto so come vanno i lavori, a scavare ci vuole un attimo, squadre di operai, ma a rifinire e pulire il cantiere non vedi mai nessuno!! Sono stufa di volgere dovunque lo sguardo e dire, lì ci metterò questo dopo che i muratori hanno lavorato... dopo che hanno portato via..dopo che hanno pulito, stuccato, lisciato e compagnia bella. Nonostante tutto ho continuato. E meraviglia delle meraviglie solo dopo 15 giorni sono nati nove giacinti.
Sono felice!
Poi, poi, poi, quanti poi,
dopo, dopo, dopo, ho anche disboscato, sradicato, decespugliato e sterminato una piantagione di bietola, nata spontaneamente nel giardino di valle (credo che potrei anche venderla al mercato da quanta ne ho!).
Ma purtroppo ancora niente di definitivo! E' questo che mi assilla, riuscirò mai a mettere a dimora con l'intento che lì, proprio lì, le piantine resteranno per sempre? senza avere il terrore che una ruspaccia distrugga il mio operato?
Sono fiduciosa e come ogni giardiniere che si rispetti paziente. Del resto è passato solo un anno e mezzo dall'inizio dei lavori esterni, è nata Anita, Tricky, il cane di casa, che più di un cane è un figlio, il primogenito, è fuggito e poi ritornato, i mori sono stati potati, si sono riempiti di foglie, spogliati di nuovo e poi di nuovo verdi e fruscianti con le loro nuove foglie, che vuoi di più! Il tempo passa....